
L’argomento trattato è molto complesso ed altrettanto complessi sono i suoi molteplici aspetti. È un argomento delicato che non va banalizzato e per questo è mia intenzione riuscire a dare –rubandovi meno tempo possibile- una lettura trasversale e di ampio respiro toccando più aspetti possibili.
A scanso di equivoci, noi non siamo indifferenti al grido di dolore dei popoli, ne siamo restii alla profiqua collaborazione con le nazioni africane in quanto noi sognamo un rafforzamento dell’Europa mediterranea che è chiaramente protesa verso il nord Africa ed il Medioriente.
Tuttavia siamo fermamente sicuri che il modello dell’accoglienza migratoria –concepita secondo la filosofia di un mondo globalizzato- non sia la via giusta da intraprendere.
La riteniamo anzimodo deleteria ed ingiusta e profondamente discriminatoria nei confronti degli italiani, i quali –soprattutto in questo momento di crisi- in Italia dovrebbero essere i primi -se non gli unici- ad essere tutelati.
Dobbiamo tener presente chi tante volte dimentichiamo nei lunghi discorsi fatti su questo tema: gli italiani. Dimentichiamo di considerare i diritti del nostro popolo; diritti che vengono meno via via che il fenomeno immigratorio si trasforma in una grande invasione in cerca di assistenzialismo.
Noi troviamo profondamente ingiusta la feroce pressione fiscale messa in piedi per sostenere una casta marcia e servile ad un sistema monetario usuraio e quindi demoniaco.
Noi troviamo ingiusto l’abbandono dei nostri malati, dei nostri anziani, della forza lavoro italiana e della nostra agricoltura.
Noi troviamo ingiusto tutto questo soprattutto se messo dinnanzi alle risorse impiegate per l’accoglienza dei clandestini. Questo sono.
Noi lo riteniamo ingiusto se messo a confronto con i soldi spesi per pagare le sigarette e le schede telefoniche a questi immigrati.
Il Governo ci prende in giro dicendo che dobbiamo “fare qualcosa” perché i barconi continuano ad arrivare. Sono tutte balle poiché questi arrivano proprio perché esiste un sistema criminale ben rodato, un business che parte dalle mafie africane, passa per gli scafisti ed arriva a noi attraverso lo Stato e le forze armate, centri d’accoglienza, cooperative e politici compiacenti che hanno saputo organizzare un vile commercio sulla pelle di altri uomini. Per commercio non intendiamo solo quello in vile denaro ma anche quello espresso in voti. Gli uomini che stanno al centro di questo commercio però non sono tanto gli immigrati quanto invece i nostri connazionali che vengono presi per fame e messi dentro a questo ingranaggio del business dell’accoglienza come forza lavoro sottopagata e bacino sicuro e controllabile di voti; mentre gli immigrati in questo contesto anti-etico non sono considerati neanche uomini ma pura merce e materia prima per qualcosa che il signor Paolo Ragusa di Sol.Calatino –intervistato da La Sicilia- ha definito “industria”. Ma allora, se si tratta di un’industria che crea PIL e che necessita di questa materia prima, ci viene da pensare che il signor Ragusa in cuor suo si augura che i problemi dell’Africa non si risolvino mai.
Ma attenzione! In questo perverso divenire –pur nella vicendevole antitesi e serrata contrapposizione- destra e sinistra si trovano paradossalmente indesiderate alleate poiché -anche se ciascun schieramento con i propri motivi politici, economici o ideologici- si riscoprono entrambe sostenitrici dello stesso fenomeno: l’immigrazione! L’una per mero calcolo e l’altra per ideologica sovversione. Assieme, entrambe fanno il gioco dei poteri forti. Fanno il gioco della finanza internazionale; fanno il gioco di quei potenti che ordinano il caos e la destabilizzazione del mondo per imporre poi un nuovo ordine.
È già evidente che il fenomeno immigratorio è scientificamente organizzato ma sarà presto evidente che solo noi dobbiamo farcene carico per il nefasto servilismo verso gli Stati Uniti e NATO (dietro le quali c’è sempre Israele) che hanno progettato il caos “esportando la democrazia” nel mondo e hanno creato le primavere arabe che hanno solamente segnato l’inizio di un lungo inverno per tutti.
All’inizio del mio intervento ho detto che noi sognamo un’Europa mediterranea forte che abbia rapporti profiqui con il nord Africa ma con quel continente in fiamme questo sogno è destinato a rimanere tale.
Servilismo verso gli americani, ho detto. Lo stesso servilismo che ci impone il tacito assedio delle basi NATO e USA al nostro territorio a sovranità nazionale limitata, che ci impone di comprare gli aerei militari tanto cari ad Ignazio La Russa e carissimi alla Pinotti, che ci impone il MUOS. Lo stesso servilismo che ci ha condotto affrettatamente a prendere posizioni scellerate contro la Federazione Russa la cui presenza politica è oggi più che mai necessaria per poterci contrapporre al progetto di governo mondiale portato avanti dai “banchieri d’Occidente”.
In un imminente scenario mondiale che vedrà di nuovo contrapporsi due blocchi, non ci sarà spazio per terzoforzismi e zone d’ombra ma bisognerà fare una scelta di campo netta.
Concludendo. Mi riaggancio al tema iniziale ricordando che per dire basta all’invasione immigratoria non servono né ronde padane e nemmeno passerelle romane ma più semplicemente chiudere velocemente i centri di accoglienza, velocizzare le pratiche burocratiche ed avviare un’azione di controllo e soccorso in mare con immediato rimpatrio.
Dopo tutti questi discorsi, vi lascio con una domanda semplice semplice (direi quasi spiazzante per la sua semplicità), ossia: in questo mondo turbolento, perché l’Italia deve farsi carico a casa propria e a spese dei propri cittadini -già disperati- di tutta quanta la disperazione africana?